Oggi ho segnato un punto. Di ritorno dalla scuola, passando per il supermercato, come al solito non si trova un posto per la macchina. Io e la creatura, tra borse sportive, cartelle, buste della spesa, pacchi di varie dimensioni e cane zoppo al seguito, non sappiamo che fare…parcheggiare lontano assume i connotati di un’impresa impossibile (solo il pacco del cibo dei cani pesa 15 kg). Pare assurdo ma queste piccole cose di tutti i giorni diventano problemi, io ho la schiena che mi fa male e continuare a strapazzarla portando pesi non fa bene, nè al corpo nè all’autostima. Fare più viaggi avanti e indietro pure non è allettante e poi a casa ho duemila cose da fare e non ho voglia di perdere tempo. Così –insight– mollo pacchi, buste cartella e borsoni con la creatura davanti casa e vado a cercare parcheggio! Fiuuu! Risolto, meno male. Con il cane zoppo risaliamo verso casa e dietro l’angolo sento la vocina che chiama e, quando mi vede, esclama: «Quanto ci hai messo?! Mi sono preoccupato! Tutto questo tempo.» Ok, lo rassicuro: «tutto a posto, lo sai ho dovuto parcheggiare lontano». Ecco, la quotidianità genitoriale in solitudine è fatta di banalità del genere che, sommate giorno per giorno, pesano. Questo è il nono anno di viaggi con pacchi pesanti vari, cani etc, senza contare l’infinità di traslochi. Posso pensare che un passo è stato fatto, almeno per queste cose: basta trasporti. Mollo tutto davanti casa.